giovedì, ottobre 16, 2008

_rekonstrukcija vijećnice


a quanto pare, a Sarajevo, sono da poco iniziati i lavori di ricostruzione della Vijećnica, la splendida biblioteca nazionale che andò a fuoco nel 1992 sotto le granate serbe e che conteneva tesori di inestimabile valore, come i preziosissimi codici miniati portati in dono alla città dagli ebrei sefarditi in fuga dalla Spagna e accolti dai saraijlje. nella foto, è visibile una impalcatura in corso di montaggio.

non conosco nessun dettaglio del progetto, immagino che si opterà per un restauro stilistico, vista l'importanza simbolica di questo edificio per la città. unica certezza: l'investitore è grad sarajevo, la municipalità della città.

mercoledì, ottobre 08, 2008

_convegno: luoghi e pratiche, 24-25 ottobre, Università di Bologna

La Scuola superiore di studi umanistici dell'Università di Bologna ospiterà, il 24 e il 25 ottobre, un convegno sul tema: Luoghi e pratiche. Costruzione, conservazione e trasformazione dei paesaggi culturali.
Qui trovate l'abstract del mio intervento, intitolato Cantieri della memoria. Trasformazioni urbane e strategie di autorappresentazione nelle città dell'ex Jugoslavia.

domenica, ottobre 05, 2008

_OT, I muri di Baghdad

segnalazione off topic rispetto all'oggetto centrale del blog, ma non rispetto ad uno dei suoi argomenti principali, le città divise, i confini intraurbani: ieri, a Baghdad, è stata rimossa una delle barriere che dividono il quartiere sciita da quello sunnita. Leggete qui per ulteriori informazioni.
Tutti sappiamo che le esigenze belliche ridefiniscono gli spazi urbani, li riterritorializzano, li piegano alle proprie strategie, ma cosa resta di tali riterritorializzazioni quando la guerra finisce? Probabilmente, il rovesciamento del paradigma clausewitziano operato da Foucault - secondo cui è la politica ad essere la continuazione della guerra con altri mezzi, e non viceversa - vale anche per gli spazi urbani, che continuano a recar traccia delle "linee" tracciate dagli strateghi anche dopo che la guerra è finita, e non si tratta solo di una questione di divisioni etniche, ma di risemantizzazioni dello spazio che mettono ben in evidenza come non sia la guerra a piegare la città alle proprie strategie, ma è la configurazione urbana - con i suoi percorsi interni, con le sue reti e con le sue dvisioni - ad essere sempre e comunque risultato delle guerre che hanno prodotto tale ordine. La cosa, ovviamente, è più evidente in città dove gli eventi bellici sono recenti, ma virtualmente ogni città - a ben scavare nell'incoscio urbano - ha un "rimosso bellico" rielaborato in modi diversi, anche le città in cui non si è mai combattuto.