sabato, febbraio 23, 2008

_appunti di un viaggio che devo rinviare

in tutto ciò, i miei programmi di viaggio necessitano di qualche ripensamento. pensavo di partire il 10 per belgrado, ma ho deciso di aspettare e vedere come evolverà la situazione. intanto comincio a pensare che farei meglio a partire prima per la bosnia e la croazia e rinviare belgrado ad aprile.
solo un rammarico: mi piacerebbe tanto visitare e conoscere e studiare i processi urbani di kosovska mitrovica, che molti stanno già ribattezzando la nuova berlino, per le divisioni e i confini interni che la caratterizzano. sarebbe un caso di studio interessantissimo per la mia tesi, un po' fuori tema perché non si tratta precisamente di ricostruzione post-bellica, quanto di riconfigurazione dei flussi urbani a seguito di una divisione politica, etnica, culturale.
i confini sono forse i luoghi più affascinanti, perché definiscono dei luoghi semanticamente ambigui e per questo particolarmente complessi. un confine non chiude mai ermeticamente, stabilisce nuovi e diversi flussi di comunicazione. parlando della grande muraglia, paolo fabbri racconta che una volta, visitandola nel corso di un viaggio con eco e le goff, si rese conto di due cose non banali: come prima cosa, la muraglia non è un muro: è una strada, è percorribile; poi, ci sono alcune cose che si fermano, altre che passano: i barbari si fermano (spesso), gli uccelli passano, le malattie pure.
cosa trattiene, cosa fa passare un confine? e come trasforma, come traduce ciò che passa?
la porosità del confine è la qualità che fa di esso un oggetto interessante dal punto di vista semiotico.

1 commento:

Jadran ha detto...

Ciao Francesco, scusa ho letto con estremo ritardo la tua domanda al mio commento. Mi presento: sono un traduttore e al contempo un dottorando di Anglistica dell'Università di Milano. Anche io mi occupo di semiotica, applicata allo studio della traduzione (sulla scia di Dinda Gorlée, per intenderci). Il mio passato accademico è da linguista, perciò parlavo di "svolta", perché avvicinandomi alla semiotica ho avuto modo di superare tanti vicoli ciechi della linguistica. Sono solo un neofita della "scienza di Peirce", ma sto cercando di recuperare. Il fatto che tu abbia scritto in questo post "come traduce ciò che passa [dalla frontiera]" mi fa pensare che siamo sulla stessa lunghezza d'onda :-)
Nel mio blog, invece, "do sfogo all'est che è in me"; in realtà è nato come uno scherzo, un modo per avvicinare i miei amici italiani alla mia parte croata o, come preferisco dire, slava. Racconto in modo molto poco serio gli elementi culturali che spiccano nella mia esperienza personale dell'ex Iugoslavia: cibo, musica, usanze ecc. che però fanno parte anche della mia quotidianità qui in Italia (non sai a che viaggi sono disposto per un vasetto di Ajvar!).
Nel caso avessi bisogno di aiuto sul versante Croazia (in particolare Istria e Dalmazia, le mie zone) sono a tua completa disposizione.
Ti linko, a presto!