giovedì, febbraio 21, 2008

_le forme della distruzione

trovo, negli appunti di viaggio di Peter Handke - lo scrittore tedesco che nel 1995 e nel '96 si recò in slovenia, serbia e poi bosnia per una viaggio da cui trasse due libri che fecero molto scalpore perché considerati troppo "filo-serbi" in un momento in cui l'opinione pubblica mondiale sembrava aver deciso una volta per tutte chi fossero i buoni e chi i cattivi - trovo, dicevo, tra le parole di handke, un passaggio che mi fa molto riflettere:

"...più tardi il primo segnale di località dopo il confine: Dobrun. Ma del villaggio, oltre al nome, esistevano ancora quasi solo muri di case privi di tetti, porte e davanzali. Case saccheggiate? Le case in quanto case, le case come tali davano l'impressione del saccheggio, e questo sembrava qualcosa di ancor peggio di una distruzione pur così totale; come se tramite un simile metodo di saccheggio non fosse stata annientata di volta in volta semplicemente una singola casa, quella determinata casa, ma per così dire la casa in sè, la casa "casa", l'essenza della casa (essenza che diventava tangibile proprio in quella specifica forma di distruzione)."

2 commenti:

Ele ha detto...

dato che questo post è a margine, ti scrivo, di seguito, delle suggestioni a margine. prendile per quello che sono: impressioni. trovo questo passaggio molto significativo, perchè la casa, in quanto casa, è il confine tra il mio essere e quello che mostro agli altri. nella casa accolgo o rifiuto, fuori dalla casa sono accolto o rifutato. il segno del saccheggio è il segno di un fuori che ha valicato la soglia, di una violenza fondatrice (Ricoeur pronunciato a Praga nel 2000 al Congresso della federazione Internazionale dell'Azione Cristiana per l'Abolizione della Tortura). Ma il problema qui è, come scrive Handke, che quella che è distrutta non è la singola casa ma il villaggio, il noi, l'insieme delle case che erano intorno al mio mondo, e che ora si mostrano nude al passaggio di chiunque. l'essenza della casa porta le cicatrici di un nuovo racconto, il racconto tangibile di una collettività violata.

Unknown ha detto...

elena, penso che hai colto in pieno il motivo per cui ho postato questo brano. ti ringrazio per le tue riflessioni!